MENTAL COACH TAVOLETTI A FV, VIOLA, TROPPI PENSIERI: ALLENA LA MENTE. UNA FIGURA NUOVA…

Una crisi senza fine. Sul piano tecnico ma anche, a questo punto, su quello mentale. A chiarire in modo definitivo quello che è il reale problema della Fiorentina ci ha pensato Cesare Prandelli, che al termine della partita contro il Benevento ha parlato del suo gruppo come una squadra “fragile” che affronta in maniera individuale le difficoltà. Non c’è andato più leggero il diesse Pradè, che ha spiegato come dopo il ko il morale sia sotto i tacchi. Per capire meglio quello che è il momento che sta vivendo la Viola e come eventualmente poterne uscire, Firenzeviola.it ha chiesto un parere a Stefano Tavoletti, mental coach affermato per calciatori professionisti e consulente di allenatori, nonché scrittore sul tema “Coaching e allenamento mentale del calciatore” che ha alle spalle  esperienze lavorative in club come Trapani, Livorno e Catania.

Tavoletti, la Fiorentina nonostante il cambio di tecnico ha perso l’ennesima partita: è realmente mentale il problema della squadra?
“Sicuramente l’aspetto mentale sta incidendo molto sul rendimento dei ragazzi. Il gruppo in questo momento fa fatica a giocare con la mente sgombra. E’ pur vero che calciatori talentuosi  e con un certo potenziale non possono regredire così. Quasi sicuramente ci saranno giocatori che sentiranno più del dovuto la pressione del momento, altri che incontreranno difficolta a trovare stimoli e motivazioni nel giocare senza il pubblico. In tutti i casi si tratta di dinamiche riconducibili all’aspetto mentale. Si continua a parlare tanto di mente e concentrazione, ma senza far niente in proposito: guardate il Torino ieri contro l’Inter, in vantaggio di due gol ne ha subiti quattro in poco più di venti minuti. Non può trattarsi sempre di aspetti tattici e atletici. Credo che in questo momento molti giocatori viola si facciano influenzare troppo da pensieri sul passato o sul futuro e questo finisce per distrarli dall’unica cosa che conta davvero: il momento”.

Prandelli ha detto che la sua squadra è fragile perché prova a risolvere le difficoltà in modo individuale, non di gruppo: come si supera questo limite? 
“Sono d’accordo con lui, ma è anche vero che la mentalità vincente in una squadra si crea. Creare una forte solidità di gruppo richiede un allenamento specifico, piani d’azione, strategie. La mentalità vincente in una squadra si crea attraverso specifiche dinamiche di gruppo mirate a riportare i giocatori a esprimersi con creatività, spontaneità e fluidità. E su questo che Prandelli abbia le capacità per farlo egregiamente”.

Quanto è importante ma allo stesso tempo delicata la posizione del nuovo allenatore nel contesto che si è creato?
“Mister Prandelli ha un ruolo basilare ma allo stesso tempo stimolante: fortificare la mentalità dei ragazzi, favorendo un ambiente nel quale ciascun giocatore ricopra il ruolo di leader. Il grande Phil Jackson a tal proposito diceva: “Se vuoi che i giocatori si comportino in maniera diversa, devi stimolarli in modo che cambino di testa propria”. La maggior parte dei calciatori invece è abituata a lasciare che sia l’allenatore a pensare al posto loro”.

Ribery sembra sempre più demotivato, Pezzella è rientrato da poco: quando le figure carismatiche e più esperte mancano è un problema? 
“Sicuramente è un aspetto che incide, anche se secondo me non in maniera così determinante. Quando ho lavorato nelle squadre a supporto di allenatori professionisti, la mia filosofia (condivisa dagli stessi mister) è sempre stata quella di creare undici giocatori leader carismatici capaci di affrontare le partite con un’unica mente. Talento, leadership, mentalità e unita d’intenti: queste sono le quattro componenti che permettono a una squadra di evolversi e diventare solida mentalmente”.

Crede che questa squadra avrebbe bisogno di un supporto psicologico? Una figura con cui parlare e che possa aiutare il gruppo ad uscire da questo momento negativo? 
“Da anni vado ripetendo che una performance si fonda su quattro aree: tecnica, tattica, fisica e mentale, non vedo perché in quest’ultima area non debba esserci un professionista preposto all’allenamento della mente e della concentrazione. Un ruolo che non può essere ricoperto dall’allenatore, che non ne ha le competenze e che ha ben altro a cui pensare. L’obiettivo deve essere quello di migliorare la capacità dei giocatori di crescere mentalmente, emotivamente e aggiungo spiritualmente: con il termine spirituale intendo la riscoperta di sé e del proprio potenziale. È importante far capire ai ragazzi il funzionamento della loro mente e delle emozioni in campo, in modo che imparino a controllarsi e a scegliere le risposte più adeguate con mente lucida. Insegnare al calciatore a entrare nello stato di flusso, dove tutto scorre, invece spesso si vedono ragazzi “bloccati” e macchinosi nelle loro giocate. Quando si tranquilizza la mente, anche il corpo si calma e quando mente e corpo sono calmi si crea quella sinergia che alimenta la prestazione ottimale”.

Fonte: Firenzeviola.it

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