Articolo pubblicato su Calciopiù Settimanale Sportivo il 1 febbraio 2019
Nel calcio moderno, un aspetto determinante nella carriera dell’atleta è il mondo legato alla mente per ottimizzare la performance. Ecco che il ruolo del “mental coach” diviene fondamentale. Ne parliamo con Stefano Tavoletti, mental coach, che vanta esperienze, tra le altre, con Trapani Calcio, AS Livorno Calcio e Calcio Catania.
Stefano, ci parli di Lei e della sua profesisone.
“Ho iniziato diversi anni fa quest’avventura in Serie D a Città di Castello per poi entrare nello staff di Marco Brachi alla USD Castelnuovese 1926, sperimentando determinate tecniche. In Italia, c’era molto scetticismo, ma adesso ci siamo accorti dell’importanza di allenare la parte mentale oltre alle 3 classiche aree tecnica-tattica-fisica. La mente, di fatto, è muscolo del corpo che deve essere allenata e ciò permettere di compiere realmente la differenza. Studi autorevoli in materia affermano che, nell’atleta, l’80% della prestazione è determinato dalla mente, soprattutto l’ambito relativo alla gestione delle emozioni, dello stato d’animo e dei pensieri in partita. Non sono uno psicologo perché mi occupo di preparare un calciatore alla performance, mentre lo psicologo impronta il proprio lavoro sulla terapia. Io seguo costantemente il giocatore negli allenamenti, nelle partite e nel corso dell’anno in cui ci poniamo alcuni obiettivi possibilmente da centrare”.Quindi il grande salto…
“Ho scritto il libro “Motivare per vincere” letto da Walter Zenga con cui ho scritto il volume “L’allenatore carismatico”. Ho iniziato a collaborare proprio con Zenga, durante il periodo in cui allenava il Catania. Ho, quindi, vissuto un’esperienza di un anno e mezzo al Trapani in Serie B tra il 2013 ed il 2015. Seguo giocatori di Serie A e Serie B. Nell’anno 2018, sono stato prima al Livorno, con cui abbiamo centrato la qualificazione in B, e poi al Catania, dove abbiamo perso ai calci di rigore con il Siena ai play-off”.